Portoroz – Ritorna il Campionato Europeo a distanza di due anni dall’ultimo di Salivoli nel 2021 che ci aveva visto protagonisti con medaglia d’argento assoluta e d’oro nella categoria classic.
70 le imbarcazioni al via (10 quelle italiane) che hanno animato il campo di regata fra domenica 17 e Venerdì 22 Settembre disputando 8 prove delle 10 previste a causa del poco ed instabile vento caratterizzante i primi 4 giorni.
Nulla era scontato a partire dai pronostici dato il ritorno nella competizione degli equipaggi Inglesi (grandi assenti nel 2021 per le restrizioni Covid), alla presenza del fortissimo equipaggio Australiano e della inesorabile forza di Svizzeri, Cechi, Irlandesi e Francesi; ad aggiungersi alcune nuove e giovanissime outsider Slovene, forti di titoli internazionali in 420, che hanno dato filo da torcere durante le prove di vento leggero.
Ed è stato proprio il vento a caratterizzante una settimana davvero difficile per l’organizzazione. Il cielo, sempre velato, non ha mai permesso di sviluppare una termica costante, lasciando
spazio ad un instabile vento di perturbazione, con grandi salti di intensità e direzione.
Non stupiscono perciò i 4 tentativi di partenza del primo giorno ed i 15 bfd che hanno colpito 4 dei 10 equipaggi italiani oltre a 3 dei primi 10 in classifica (fra cui il vincitore finale) e le
due prove annullate alla bolina. I grandi salti di vento rendevano inoltre davvero difficile una buona applicazione tattica e o possibili rimonte, in quanto i bordi diventavano spesso obbligati e
più simili a una corsa di cavalli che ad una vera e propria regata.
Nel primo giorno la prima prova, che vedeva fra le prime fila gli esordienti Dagnino-Capizzi (4° alla prima bolina) ed i fratelli Ascoli (10°), è stata annullata alla prima bolina. si è dovuto quindi attendere il giorno successivo per vedere portata a termine la prima prova.
Prova sempre caratterizzata da vento leggero ma con un salto di 20° gradi a destra che ha premiato gli equipaggi più forti e d’esperienza con vento leggero: MacFarlane-Payne (AUS) vincitori con distacco.
Il terzo giorno di regate vengono confermate le previsioni meteo, almeno per quanto riguarda sole e direzione, che permettono lo svolgimento di una sola prova a causa di un’intensità che tiene solo il giusto tempo consentire l’arrivo di tutte le imbarcazioni.
Da notare l’ottimo piazzamento dell’equipaggio italiano Bono-Kostka 23° nella prova con imbarcazione classic ed esordienti insieme e sul fireball (17 anni lui, 22 lei) con passato di classi giovanili.
Nel Lay Day gli equipaggi italiani non si perdono d’animo sia nel provare in mare con vento leggero sia a terra, unendo la flotta in partite di Beach Volley di grande caratura ironica e coesione di squadra (la classicissima prodieri contro timonieri di cui è meglio non citare il risultato).
Si arriva quindi nelle ultime due giornate con previsoine di pioggia e vento forte a risollevare gli animi degli equipaggi nordici. Proprio in queste due giornate il comitato decide di concentrare le prove anticipando la partenza alle ore 10:00 con l’obiettivo di portare a compimento il massimo di prove giornaliero.
6 prove in due giorni molto impegnative con intensità comprese fra i 14 ed i 22 nodi con tendenza ballerina nella direzione e che non perdonavano eventuali errori di partenza o di posizionamento nei giri di boa.
Tutte e 6 le prove sono state dominate dai campioni del mondo uscenti Gillard/Thompson (GBR) con un imbarazzante serie di primi. A seguire in classifica finale il costante equipaggio inglese Horey/Wade (GBR). Ultimo gradino del podio per gli eterni (e campioni europei uscenti) Mermod/Moser (SUI).
Il bilancio finale per la squadra italiana, nonostante l’assenza di L.Stefanini (vicecampione uscente con S.Borzani) è molto positivo: torniamo infatti nuovamente Campioni d’Europa Classic con nuovissimo e promettente e equipaggio Bono/Kostka!!!
Inoltre da segnalare come diversi equipaggi abbiano mostrato di poter competere nelle prime 15 posizioni.
Da non sottovalutare che l’Italia poteva vantare la flotta più giovane, composta da 5 equipaggi under 25 e solo 2 over 35.
Italia sulla buona strada e pronta ad arricchirsi di nuovi giovani capaci di ascoltare gli equipaggi di più veterana esperienza.
Ancora un bravo a tutti e 10 gli equipaggi italiani, e ora tutti pronti per l’ultimo appuntamento della stagione a Rapallo il 21-22 Ottobre!
TREVIGNANO ROMANO - I genovesi Giovanni Dagnino e Paola Capizzi si aggiudicano il titolo di Campioni italiani Fireball 2023 dopo 9 regate disputate sul Lago di Bracciano dal 14 al 16 luglio.
Si tratta di un traguardo raggiunto grazie ad una solida e tenace preparazione coltivata in acqua con regolari allenamenti, un settaggio maniacale della barca e una storia sportiva che inizia da lontano.
Giovanni è un atleta che prima di giungere al Fireball ha regatato nella Classe 420 e nel Laser Radial dove consegue la selezione per il mondiale in Danimarca nel 2015.
Dal 2017 è Istruttore federale di primo livello e inizia a collaborare con il Circolo Vele Vernazzolesi
dove cura la squadra di 420 che porta a vincere il loro primo titolo italiano giovanile.
In quegli anni incontra Paola Capizzi, Istruttrice federale anche lei e sua futura prodiera la quale, invece, il Fireball ce l'ha nei cromosomi. Paoletta infatti è figlia di Antonio Capizzi ed Enrica Bertini, Campioni italiani Fireball nel 1989 a Sanremo e assidui protagonisti della storia recente della classe sia nei campi di regata che nell'autocostruzione di alcuni fireball.
Per lei dunque un traguardo, quello del Titolo italiano Fireball, che ha un valore molto speciale e che, siamo certi, ha fatto gioire "lassù" anche il papà scomparso di recente. Paola, oltre ad una solida esperienza a prua, dispone di una un'instancabile energia che riesce a convogliare nelle manovre e nell'agilità a bordo garantendo al team una costanza di prestazioni invidiabile.
Paola e Giovanni sono una coppia anche nella vita privata e tutti i Soci della Classe Fireball gli augurano di godersi a pieno questo meritatissimo Titolo e tanta felicità per gli anni a venire!
Buon vento Campioni!!!
TREVIGNANO ROMANO - L'Asseblea Ordinaria dell'Associazione italiana Fireball ha eletto all'unanimità l'Ing. Carlo Zorzi alla carica dei Segretario della Classe Fireball Italia. L'Assemblea ha inoltre confermato la fiducia al Presidente Steven Borzani e al Tesoriere Alberto Maero.
Carlo incontra il fireball a 16 anni insieme agli altri tre giovani "moschettieri" del Lago di Viverone dove, grazie all'infaticabile "profeta del fireball" Giorgio "Giorgione" Rigazio che li contagia con la passione per l'insolita barca inglese. Da allora la crescita agonistica di Carlo è inarrestabile, accompagnata da una passione per lo sviluppo della Classe della quale, nel 2013, diviene Delegato per la XV zona (Lombardia, Piemonte Valle d'Aosta).
Tenace e creativo, si dedica alla vela anche in altre classi e preferisce gli sport che lo mettono alla prova in prima persona. Non ama parlare in pubblico ma è sempre pronto a dedicarsi al sostegno e allo sviluppo di nuovi equipaggi. Eredita una Classe che ha saputo resistere alla contrazione della vela leggera degli ultimi 10 anni e saprà certamente condurla a nuovi traguardi di crescita insieme agli amici del Consiglio direttivo.
A Carlo vanno i migliori auguri di buon vento dai Soci della Fireball Italia!
... SONO STATO ANCORA UNA VOLTA INDEGNO
Per cause di forza maggiore salto la giornata di venerdi: non sono riuscito ad ottenere le ferie e lavoro all’Argentario, un posto bellissimo con un paio di difetti: una settimana di tempo infame dove mi sono inzuppato come un cantuccino nel vin santo e una distanza di appena 700 chilometri dal campo di regata. il coefficiente di complicazione Di questa trasferta è all’altezza di quello di altre regate epiche come quelle al Garda (svegliato alle tre di notte perché il mio timoniere aveva bucato la ruota del carrello e non aveva quella di ricambio) o in Francia (dodici ore di auto con un catamarano al seguito). Il mio timoniere Stefano è paziente e decide di non sostituirmi con un prodiere meno problematico.
Dopo 500 chilometri sotto la pioggia busso alla porta di casa alle 22.30 di venerdi, ignaro degli ignobili risultati di Mermod-Moser (quattro primi posti su quattro prove). Capisco che un vento tra i 7 e i 12 nodi li abbia invogliati a mostrare tutto il loro talento e che si deve onorare il titolo di campioni europei, ma alcuni comportamenti rasentano la maleducazione.
Mio figlio è già in configurazione regata e mi saluta con un “ciao velista” (meglio del “papà un giorno ho avuto quasi nostalgia di te” con il quale mi ha accolto dopo due settimane di latitanza). Il tempo di preparare la borsa e sono sotto le coperte con un piccolo dubbio: perché nessuno mi ha dato lumi sugli orari delle prove del sabato? I 41 messaggi scambiati prima della mia richiesta dimostrano che la lista WhatsApp è presidiata e i 7 messaggi successivi sono rassicuranti: sono tutti incentrati sull’organizzazione della cena.
Alle sei e mezza sono comunque in piedi, con l’obiettivo di essere sul campo di regata alle nove e mezza. Il fatto che qualche equipaggio faccia colazione all’alba non mi fa sorgere dubbi: l’alloggio sarà rumoroso o qualcuno condivide la stanza con un russatore seriale. Nessuno ha risposto alla mia richiesta sull’orario, quindi spero che partendo alle otto da Milano io possa arrivare in tempo.
Mai speranza fu più vana.
A 10 chilometri da Maccagno vedo diverse vele in acqua. E sono dei Fireball. Non pensavo di essere così temuto da farmi tagliare fuori anche dalle regate della seconda giornata.
Stefano la prende con filosofia, io meno: sono a metà della vestizione quando danno la seconda partenza. Inutile andare in acqua, si aspetta la fine della prova.
Le istruzioni di regata presentano quattro possibili percorsi, giusto per non farci mancare nulla.
Piove che, per essere un fine novembre a Maccagno, non è una novità. Visto che a terra sembrano 12 nodi, (secondo la giuria hanno oscillato tra i 10 e i 16) e il kite vola senza problemi, settiamo la barca di conseguenza.
Quando ci presentiamo in acqua al comitato di regata il loro benvenuto (“vi siete svegliati tardi”) ci suona un pochino irriverente. Oltre al danno la beffa.
Il nostro settaggio si rivela presto più temerario del previsto: nella terza prova il vento cala inesorabilmente, e la giuria decide di mandare tutti a casa alla fine della seconda bolina. Anche (ma non solo) grazie al settaggio sbagliato siamo ultimi di nome e di fatto, con un RS Aero che ci supera alla fine della prima bolina e che non riusciamo a recuperare di poppa. Mermod-Moser sono ancora quelli della prima giornata e vincono tutte e tre le prove. Da capire se il sorriso da un orecchio all’altro di Moser sia dovuto ai risultati in acqua o alla fanciulla degna di nota che sfiora a terra.
Probabilmente mio figlio ha parlato con gli Svizzeri ed evita di chiedere informazioni sul primo posto:
“se arrivato secondo, terzo, quarto?”
Siamo vicini a Giovanni, che ha modificato il suo Winder introducendo un trasto con pistone per abbassare il boma. Il tutto ha l’aspetto di una tenso-struttura in alluminio degna di due tesi universitarie, la prima in Scienza delle Costruzioni la seconda in ginnastica artistica (mi sembra impossibile che Stefanini sia riuscito ad infilare il braccio dentro i cassoni laterali per stringere i dadi). Chissà se implementando lo stesso marchingegno sulla nostra barca e dovendo rispettare rigorosamente la sua coperta in legno il tutto diventerebbe un marchinlegno…
Domenica riusciamo finalmente a partecipare a tutte e tre le prove, caratterizzate da un vento gagliardo (secondo la giuria 16 nodi con punte di 18) che alla fine cala fino a 8 nodi.
Nella prima regata non riusciamo a capire perché a poppa della barca giuria non c’è la boa che segnala l’arrivo. Ci avviciniamo per chiedere dove sia l’arrivo e la risposta ci spiazza
“E’ lì”
a poppa di un gommone alla fonda dall’altra parte del lago. Non ricordando che in questo percorso la barca comitato non diventava barca di arrivo riusciamo ad arrivare ultimi e farci superare da Daniele Liberati.
Nelle altre regate poco da dire: un incrocio da batticuore con spinnaker con degli svizzeri (noi mura e dritta loro mura a sinistra a distanza di pochi centimetri da una strambata involontaria di uno dei due), un tesabase che si sgancia, lo spinnaker che non scende perché la scotta si è incastrata nella varea del boma.
Portiamo a casa un 15-esimo, un 14-esimo, un 13-esimo e delle belle foto di Urs Haerdy. Una buona progressione se non si tiene conto che alla prima e alla terza prova eravamo gli ultimi di quelli che sono scesi in acqua. Ma, come affermava il sindaco di Washington qualche tempo fa, “se si esclude il numero di omicidi il tasso di criminalità della mia città è equiparabile a quello delle altre città statunitensi”. Meglio di noi fanno Giovanni Dagnino (quinto a tre punti dal terzo), Carlo Zorzi (sesto) e tutti gli altri italiani.
Mermod-Moser scartano due primi, un atteggiamento che ricorda sprezzante quello di una regatante francese nel 1789 (“il popolo non ha pane? Che mangino croissant!”). Parafrasando Umberto Eco (un articolo del 2002) una cosa è la buona educazione verso chi ti ospita e la sensibilità nei confronti dei più deboli e un’altra l’esercizio spregiudicato di capacità veliche ottenute in anni di allenamenti e regate.
A fine giornata il minorenne del quale sono indegnamente il padre mi saluta come si deve:
“Ciao velista scarso”
Spero l’abbia detto in base alla classifica e non vedendomi arrancare in acqua.