TORINO - Tutti conoscevamo quel negozio in via Monferrato.
Tutti appena possibile facevamo un piccola deviazione per andare trovare Beppe.
Quel colorificio era diventato un punto di ritrovo, di confronto, di cazzeggio per tutti i fireballisti torinesi.
Conobbi Beppe Zanone nel 1985 quando dopo un breve corso di deriva mi convinse ad interessarmi al fireball, deriva bellissima e classe, già allora, molto attiva.
Nell’87 a prua della sua mitica barca australiana "Superfeet" feci il campionato italiano e il mondiale in Bretagna e il ricordo di quella vacanza, con le nostre famiglie, è ancora molto vivo.
Tante persone nel tempo fecero equipaggio con lui poi Erika, sua figlia, divenne per lunghi anni la sua fidata prodiera.
Fu sempre Beppe che, dopo un periodo di abbandono, mi convinse a tornare a gareggiare col fireball con mio figlio a prua.
Era paziente, instancabile, volitivo. Riusciva a convincere e a coinvolgere. Era riservato e discreto.
Mi confidò la sua malattia solo nel 2012, quando partecipò con Mattia al campionato europeo a Bracciano pochi giorni dopo aver finito un ciclo di chemio.
Della malattia non ne parlava, non voleva tristezza attorno a se, ma ha fatto di tutto per sconfiggerla.
Abbiamo saputo della sua morte una piovosa mattina, mentre ci preparavamo all’ultima regata della stagione, lasciandoci tutti sgomenti.
Ciao Beppe, ci mancherai. Mi mancherai.
Zan